Dark City – Recensione del film di Alex Proyas

Dark City - Recensione film di Alex Proyas

Dark City è un film di fantascienza del 1998, scritto e diretto da Alex Proyas.

Dark City – Trama

John Murdoch si sveglia improvvisamente in una vasca da bagno, in preda ad un’amnesia. Non ricordando nulla, inizia a guardarsi intorno finché riceve una telefonata dal Dottor Schreber, il quale gli dice di fuggire immediatamente poiché è ricercato per omicidio. Durante la fuga e la ricerca della verità, Murdoch scoprirà di possedere dei poteri paranormali.

Perché ognuno di noi è quel che è?

Quali fattori ci rendono esattamente la persona che siamo? Nasciamo già predisposti ad essere ciò che siamo, oppure la vita ci conduce in una direzione?
A queste domande, il regista inizialmente risponde attraverso l’importanza dei ricordi. Murdoch, ma non sarà il solo, scoprirà di essere stato vittima di un esperimento al fine di eliminargli la memoria e trasferirgli i ricordi di un’altra persona. Poiché l’esperimento è fallito, però, egli si ritroverà completamente senza ricordi. Di fatto, non riuscirà neanche a ricordare di avere una moglie, la quale invece si ricorda bene di lui.

Gli strani esseri che lo inseguono, definiti Stranieri, stanno ancora lavorando sugli esperimenti e vogliono capire cosa sia andato storto con Murdoch. Lui, nel frattempo, grazie anche all’aiuto della moglie, del dottore e di un detective, continuerà la propria ricerca della verità.
Non ricordandosi chi è, Murdoch inizierà a credere che senza i propri ricordi non riavrà mai indietro la sua vita.
In fondo, senza i nostri ricordi che identificano il nostro passato e le scelte compiute, chi siamo? L’attenzione è rivolta verso il cervello, ossia la macchina che elabora le informazioni e, attraverso i ricordi, ci dice tanto su chi siamo. Tuttavia, noi siamo il nostro cervello?

L’altra metà dell’essere umano

Lo scopo principale degli esperimenti effettuati dagli Stranieri era quello di scoprire i segreti dell’anima umana. Per farlo, hanno estratto i ricordi delle persone, li hanno mescolati fra loro creando nuove identità e poi li hanno iniettati su altre persone. Tutto ciò ad un solo fine, ovvero quello di comprendere cosa guidasse gli esseri umani per capire dove risiede l’anima.
Sebbene il cervello elabori i nostri pensieri e ci conduca all’azione attraverso il ragionamento, l’essere umano sembra essere guidato da qualcosa che va al di là di questo.

Nonostante Murdoch si ritrovi senza i ricordi della vita vissuta con la propria moglie, qualcosa di più profondo lo lega fortemente a lei. Tutto ciò avviene senza la possibilità di spiegarselo con la ragione, poiché non possiede alcun ricordo della sua vecchia vita. La spiegazione sta proprio in ciò che sente, cioè è guidato dai suggerimenti dei propri sentimenti, solitamente legati al cuore di una persona. Il cuore, il motore di un essere umano, è la fonte da cui partono gli impulsi più inspiegabili che poi arriveranno al cervello, il quale con la razionalità potrà provare a dare una spiegazione.
Il finale della pellicola sottolinea questo punto, lasciando che i due sposi senza ricordi, da sconosciuti, tornino ad innamorarsi guidati da ciò che di più vero l’essere umano possiede: i sentimenti. Inoltre, conferma ciò che già abbiamo visto nelle prime scene della pellicola, quando Murdoch, nonostante non abbia ricordi, si preoccupa della salute del pesce rosso riportandolo in acqua.

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